La qualità del morire

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La Lien Fondation di Singapore www.lifebeforedeath.com, organizzazione non lucrativa asiatica impegnata nella ricerca e nella formazione in Cure palliative, ha commissionato a The Economist Intelligence Unit uno studio sulla "Quality of death" (qualità della morte), che è stato pubblicato nel mese di luglio 2010 sul sito web e sulla testata dell'Economist (www.eiuresources.com/mediadir/default.asp?PR=2010071401).
La ricerca, presentata anche sul sito della Lien Fondation (www.lifebeforedeath.com/qualityofdeath/highlights.shtml), documenta lo stato del percorso di fine vita in 40 Paesi, tra cui l'Italia, sulla base di dati acquisiti da fonti pubbliche o mediante interviste a professionisti della salute.

Ventiquattro sono stati gli indicatori analizzati: 11 qualitativi, 10 quantitativi e 3 riguardanti lo stato organizzativo.

L'Italia si trova al 24° posto nella valutazione complessiva, mentre è al:
- 32° posto per la qualità del percorso di fine vita, prima della Russia e dopo la Grecia;
- 24° posto per le risorse impegnate, prima della Polonia e dopo la Svezia;
- 17° posto per l'impegno economico, prima di UK e dopo la Svezia;
- 14° per l'accessibilità alle cure, prima dell'Olanda e dopo il Sudafrica.

Il professor David Clark dell'Università di Glasgow considera la posizione dell'Italia come la conseguenza di un percorso di sviluppo delle Cure palliative privo di coordinamento e caratterizzato da uno scarso accesso, fino a poco tempo fa, alla terapia oppiacea. La Legge nazionale del 20 giugno 2009 e quella del 15 marzo 2010 n. 38 dovrebbero favorire lo sviluppo di servizi coordinati e la diffusione della terapia antalgica.