Le Medical Humanities nei percorsi formativi dei clinici

"Come medici, siamo coinvolti nelle storie di vita dei nostri pazienti. A volte quali testimoni raccontando la loro storia attraverso una cartella clinica. Altre volte, come protagonisti della storia.” - Dr. Abraham Verghese, autore, medico e docente.

Ascoltare attentamente la storia di un paziente, in grado di fornire importanti informazioni cliniche, aiuta il medico a fare una corretta diagnosi.

Lo studio della letteratura e delle arti consente di sviluppare e consolidare le abilità di osservazione, analisi, empatia e auto-riflessione, che sono essenziali per una cura medica più umana e in ultima analisi più efficace.

Negli ultimi 20 anni, molte scuole di Medicina negli Stati Uniti e di altri paesi hanno istituito programmi di medical humanities, anche se non sempre identificati con questa dicitura. Questi sforzi offrono al sistema sanitario, che è sempre più guidato dalla tecnologia e che può presentarsi impersonale e disumanizzante, un’opportunità opposta.

Da tempo immemorabile, gli esseri umani hanno usato le storie per comunicare e dare un senso alla loro esperienze…."Le storie diventano un testo che le persone hanno in comune, e questo permette una conversazione che non si potrebbe realizzare in caso contrario" dichiara la dottoressa Linda Raphael, direttore della Medicina Narrativa/Medical Humanities in programma alla George Washington University. Tali conversazioni – continua - "consentiranno una positiva ambiguità, in quanto sono diversi i modi di vedere le cose, tutti o molti dei quali hanno un valore, e non esistono risposte assolute."

L’Ambiguità spesso affiora nella pratica medica, anche se raramente è affrontata nella formazione universitaria tradizionale che enfatizza la conoscenza oggettiva e la competenza tecnica.

Le storie consentono inoltre di aprire alla discussione di questioni spinose, come il dolore e la sofferenza umana, la morte e il morire, il disagio emotivo e il burnout...

"La cultura medica è così concentrata ad agire in modo che le interazioni con i pazienti, almeno in ambiente professionale, siano sempre più tecniche", ha detto il dottor Alok Khorana, che ha sviluppato una corso di narrazione per i tirocinanti di oncologia presso l'Università di Rochester, "Quindi è difficile avere 10 o 11 medici attorno ad un tavolo e chiedere loro di condividere i loro sentimenti…. si usano le narrazioni quali punti di partenza. "

Nel corso di specializzazione in oncologia presso l'Università di Rochester, la narrazione è stata aggiunta al curriculum formale nel 2009, ed in questo spazio didattico il Dr. Khorana e i suoi colleghi, Drs. Michelle Shayne e David Korones, si concentrano sui racconti redatti da medici e da pazienti. Questi tre docenti hanno infatti recentemente pubblicato in un articolo sul Journal of Clinical Oncology la loro esperienza formativa, allegandovi il curriculum del corso

"L’Oncologia è una scienza molto difficile, perché non tratta solo decisioni mediche; tu sei di fronte a numerose questioni complesse, specialmente quando si tratta di problemi di fine vita" ha detto il Dott. Khorana. Questi temi sono onerosi non solo per i pazienti e le loro famiglie, ma anche per i medici, ha osservato, e "non c'è spazio per i principianti in questo tipo di discussioni."

"Il tema generale del corso"- ha continuato - "è di permettere l'espressione e la formazione nella comunicazione medico-paziente, perché alla fine tutto si riduce alla comprensione che i pazienti hanno una storia da raccontare che il medico ha il privilegio di ascoltare. "

Il Dr. Rohit Sud, un oncologo di uno studio privato e medico di un ospedale a Chandler, Arizona, è stato tra i primi a partecipare a questo percorso formativo. "Una cosa importante che ho appreso dalle narrazioni"- ha dichiarato - "è la capacità di relazionarsi con ciò che i pazienti hanno effettivamente sentito, e come hanno attraversato le diverse fasi di accettazione della diagnosi di cancro." … "Il curriculum medico è realizzato in modo tale che devia, concentrandosi sulla malattia e il suo trattamento, mentre lascia il paziente e la sua cura per strada"- ha aggiunto il dottor Sud - "nel tempo si diventa un medico programmato a fare le cose, e penso che sia importante comprendere come si fanno le cose, ma questo è ciò che manca."….

 

 

….inoltre, l'area delle Medical Humanities affronta concetti soggettivi, come l'empatia, il cui valore non può prestarsi ad essere valutato secondo i modelli usuali di analisi oggettiva delle conoscenze mediche. La dr Raphael dichiara "la questione non dovrebbe essere tanto se si deve applicare questo a tutti, ma se le letture, i film, la scrittura riflessiva, e le discussioni funzionano davvero? Quali di questi hanno un impatto su un lungo periodo di tempo?"

Per lei e altri, il valore della formazione medica basata sulla narrazione è evidente.

"Penso che sia importante essere illuminati circa le sfumature delle emozioni e delle questioni morali" - ha detto - "Coloro che non esprimo i numerosi problemi umani che sono presenti nella pratica medica, tra cui l'etica professionale, i rapporti con i pazienti e colleghi, e le loro risposte a situazioni personali, possono essere resistenti ad aprirsi a questi argomenti. Questo tipo di formazione invita ad affrontarli, per avere una maggiore comprensione di sé, e per non chiudersi a queste tematiche".

 

National Cancer Institute September 6/ 2011, Volume 8/Number 17

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